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La felicità nel cuore

Anche quest’anno abbiamo deciso di scendere in missione nel mese di agosto per portare soccorso ai bambini che seguiamo da quasi due anni e che vivono a Kilis: quasi tutti senza padre e con solamente le rispettive madri a prendersi cura di loro. Siamo andati in missione per portare giocattoli didattici che abbiamo raccolto grazie alla generosità dei nostri tanti sostenitori e come già accaduto in passato siamo andati assieme a loro ad acquistare vestiti. Speriamo ma non abbiamo la certezza che le foto scattate durante la nostra visita possano trasmettere tutto l’affetto che si è creato durante quei momenti per cui crediamo sia giusto raccontarvi qualcosa di questa esperienza che per coloro che vi hanno partecipato sarà indimenticabile. Come già capitato quando siamo scesi a Pasqua e molte delle bambine ci avevano chiesto di ricevere vestiti da principessa anche questa volta alcune di loro sono state colpite da vestiti un po’ particolari che non si possono certo indossare tutti i giorni e le madri, dimostrando grande senso pratico, hanno messo il veto su questi vestiti cercando di convincere le loro figlie a scegliere qualcosa di più pratico. Una bambina però ha deciso di perseverare e alla fine la madre è stata convinta ad assecondare questo desiderio: rimaneva il problema di come accontentare quella che è la sua migliore amica la cui madre risultava più risoluta che mai senza dare l’idea di volere scavalcare la decisione della madre. Dobbiamo dire che non è stato difficile: è bastato uno scambio di sguardi tra noi, la madre e la figlia con qui abbiamo fatto capire che per noi non ci sarebbe stato problema di spesa (10 euro circa) per cercare di regalare un attimo di felicità e la madre ha subito dato il suo assenso. Non crediamo sia necessario essere fini intenditori dell’animo umano per capire il motivo per cui queste bambine/ragazze sono così attratte da abiti principeschi che probabilmente le fanno vivere in una dimensione di sogno così tanto distante dalla loro quotidianità e noi siamo convinti che non ci sia nulla di male, anzi… Un altro episodio che ci ha molto commosso riguarda un ragazzino di nome Kamis che ogni volta che ci vedeva scappava e si nascondeva e non si lasciava mai prendere e questa volta ha messo in pratica lo stesso tipo di gioco con i nostri volontari che però si sono organizzati bene e sono riusciti a “catturarlo” e a prenderlo in braccio. L’idea è che Kamis non aspettasse altro vista la beatitudine che ha dimostrato una volta che è stato preso in braccio dal nostro presidente che si aspettava che il bambino scalciasse o volesse scendere subito per tornare a giocare. A nostro parere questa immagine è una delle più significative di questa missione perché ci ha dato conferma di quanto sia importante la nostra presenza fisica per questi bambini e per le loro famiglie che hanno sì bisogno di aiuto materiale ma, probabilmente anche ci una vicinanza, di una presenza. Dopo avere provveduto a vestire i nostri piccoli amici siamo andati a visitare un piccolo ambulatorio tessile creato dalla stessa associazione che gestisce l’orfanotrofio allo scopo di dare la possibilità di lavorare alle tante donne che altrimenti non ce la farebbero ad andare avanti senza essere sfruttate. Probabilmente troveremo un accordo con loro per realizzare qualche capo da potere vendere in Italia destinando il ricavato al sostegno della loro associazione. Dopo tante emozioni abbiamo deciso di terminare la giornata cenando con i nostri amici e le loro famiglie in uno spiazzo situato sulla collina di Kilis, di fianco ad una Moschea da cui si poteva intravvedere il confine con la Siria e il territorio siriano con la città di Azaz in lontananza ma tutto sommato davvero vicina e anche questo è stato un momento di grande commozione. Essere così vicini al nostro ambulatorio pediatrico e alla nostra sala parto creati con il vostro supporto e non potere andare a conoscere, ad abbracciare e ringraziare coloro che vi operano è stato a dir poco frustrante ma poi sono arrivati i bambini con la loro spensieratezza (relativa a dire il vero) e la loro voglia di giocare e fare foto per cui l’allegria ha preso il sopravvento fino al momento dei saluti che invece ha portato un po’ di malinconia ma non tanta perché tanto lo sanno che non li abbandoniamo, lo sanno che appena possibile ritorneremo da loro. Tante sono state le cose che abbiamo portato ma altrettanto anzi di più è quello che ci siamo riportati a casa a livello emozioni e sentimenti. Questo è il bello di queste missioni in fondo.

Enrico Vandini
Presidente We Are Onlus

We Are OdV