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Filoxenia: Testimonianze dalla guerra in Siria e dai campi profughi – proseguiamo a presentarvi i protagonisti della conferenza: Omar Alashakal, fondatore dell’associazione refugee4 refugees

OMAR ALASHAKAL
Cresciuto in una famiglia benestante legata al regime, ha deciso di avvicinarsi alle prime manifestazioni nella sua città per curiosità. Era uno di quelli che pensavano che in Siria non si stesse male ma in una di queste proteste fu arrestato e imprigionato per quasi due mesi. Ripudiato dalla famiglia, Omar si trasferisce nella zona ribelle della città e si presta come traduttore e assistente per i giornalisti e in seguito come autista di ambulanza finché non viene ferito e si deve trasferire in Turchia per le cure. Dopo la degenza, prima di tornare nell’inferno della Siria, vede dalla spiaggia l’isola greca di Kalimnos e, con un amico, un giubbotto di salvataggio e una gomma da camion, decide di tentare di raggiungerla a nuoto. Dopo 14 ore in acqua vengono salvati a1 km dalla riva da una nave. Vaga per kalimnos e poi Salonicco. Attraversa il confine macedone e arriva in Germania da uno zio. Qui cura la sua gamba ferita e, con notevoli difficoltà, tenta di adattarsi a una nuova vita in un nuovo paese, ma in un’indagine di polizia viene accusato di appartenere allo stato islamico; poi le accuse risulteranno infondate, ma la sua immagine è ormai macchiata ed è visto con diffidenza anche dal resto dei rifugiati. Decide quindi di tornare in Siria.Sulla via del ritorno si ferma a Lesbo e qui inizia a studiare inglese mentre cucina per i rifugiati e fa volontariato presso ong. Fonda infine REFUGEE4REFUGEES, la sua associazione grazie alla quale offre cibi caldi, abiti asciutti e un posto per dormire ai nuovi arrivati sull’isola. Tra i compiti importanti svolti dalla sua associazione c’è anche la pulizia delle spiagge e degli insediamenti informali al di fuori del campo di Moria. corsi estivi di nuoto per superare la paura dell’acqua, ma soprattutto ci sono progetti sociali ed educativi per i bambini.
“Far vivere questi bambini nel degrado, abbandonati dalle istituzioni europee, significa segnarli per sempre,marcarli di rabbia e risentimento. Qualcuno deve aiutarli, per questo sono tornato qui, per restituire un po’ di dignità alle persone che l’Europa mortifica. Provo a ricordare loro che non sono animali, a ricordare cosa significa umanità”.

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