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A cura di Olivia Giovanardi

AFFIDABILITA’, EMPATIA, ESEMPIO. Sono queste le parole che sintetizzano il mio attaccamento a We Are e al progetto Scuola nel campo profughi di Yazibagh.

AFFIDABILITA’: mi piace fare accadere le cose, portare a termine i compiti in cui credo o che mi sono stati affidati, l’ho imparato al lavoro ed è un atteggiamento che ho fatto mio in senso generale. Per questo quando mi interessa qualcosa, vado a fondo. Sono un po’ pignola (e rompi scatole), in tanti me lo riscontrano (non sempre con piacere), ma vuol dire anche non fermarsi a “ciò che si sente dire”, ai luoghi comuni. Ho conosciuto We Are per caso e prima di dare il mio sostegno ho tempestato tutti di domande, sono andata a conoscerli personalmente, ho toccato con mano tutto ciò che da tre anni stanno concretamente facendo per un popolo devastato dalla guerra. Non ci sono costi di struttura, marketing, nessuno di loro percepisce uno stipendio per tutta l’umanità che quotidianamente dedicano a chi ne ha drammaticamente bisogno. Con il loro “amore gratuito” hanno regalato strutture permanenti che erogano cure mediche, supporto psicologico, pasti quotidiani e soprattutto “sorrisi e vicinanza” a persone che sembrano essere state dimenticate dal resto del mondo. Guardo le foto di Enrico che sorride fra i peluche ed i bambini dell’orfanotrofio di Kilis, quella di Mirta in mezzo ai bambini in un campo profughi e ringrazio per avere avuto la fortuna di conoscere persone come loro, come Armando e tutti gli altri, mi provocano un sorriso spontaneo.

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La loro affidabilità e concretezza sono tangibili, oltre al loro immenso cuore. Per loro è una questione di famiglia, non si risparmiano neppure nei fine settimana e durante le vacanze. Due mesi fa a Modena ci hanno raccontato le condizioni in cui vivono nel campo profughi di Yazibagh, di quanto sia fondamentale pensare al loro futuro : l’educazione è lo strumento più potente che possiamo dare loro, è un pensiero costante.

Ho fatto materialmente una lista delle “belle persone” che conosco, e più scrivevo e più me ne venivano in mente. Se non scrivo rischio di dimenticare.

EMPATIA: Non posso fare a meno di non mettermi nella testa e nel cuore delle madri di quei bambini. Forse anche perché, come tante altre madri e padri, so cosa vuol dire vedere soffrire il proprio figlio e sentirsi impotenti. Non c’è nulla di più drammatico che gridare aiuto per i propri figli e non trovarne. Io l’ho trovato e pensare di poter limitare la sofferenza anche di un solo bambino mi fa stare meglio. Le foto ed i video a cui ora accedo attraverso persone che vivono la guerra in Siria in prima persona non mi abbandonano: quei bambini potrebbero essere i nostri figli, se non avessero avuto la sfortuna di vivere in quel pezzo di mondo. Sono bambini veri, non è un fotomontaggio, qualcuno non lo capisce ancora.

Così ho scritto ciò che sento, su una mail, perché se non scrivo rischio di tralasciare ciò che l’empatia ci fa provare, e l’ho detto alle “belle persone” che ho la fortuna di conoscere, che forse mi ritengono affidabile. La risposta è stata incredibile: qualcuno mi ha ringraziato “per aver pensato a lei”, altri hanno coinvolto gli amici ed i familiari, altri addirittura non hanno neppure voluto leggere nulla, mi hanno solo detto “mi fido di te, cosa devo fare?” come l’amico Gianni Vianello (in arte JJ Vianello) cantante e musicista che accoglie sempre i miei inviti ed ha sostenuto i costi di una intera classe. Ringrazio lui e tutte le belle persone che conosco, anche quelle che hanno contribuito solo con il passa-parola, con uno scatolone di vestiti e giocattoli, con l’acquisto del sapone, o che non lo hanno fatto perché già sostengono altre iniziative, perché è così che si realizzano i grandi progetti, con piccoli gesti da parte di tante belle persone. In questa scuola ci saranno tutte. Regalare la possibilità di un futuro migliore a quei bambini provoca una felicità immensa a chi la dona ed a chi la riceve.

ESEMPIO: se è vero che, nell’educazione di un figlio, l’esempio è l’insegnamento più efficacie … ecco, è questo che voglio insegnare a mio figlio: essere veramente umano. Le persone sono quello che fanno.

We Are OdV