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Guerra, morte e bombardamenti sono l’immagine costante che il conflitto siriano genera nello spettatore occidentale che attraverso i mezzi di informazione tenta di capire ciò che sta avvenendo nel paese. Per comprendere meglio la situazione siriana, ne parliamo con Enrico Vandini della Onlus “We Are” che recentemente ha svolto una missione umanitaria a Kilis (Turchia) per sostenere profughi siriani costretti in quella cittadina.

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1) Ci descrivi la situazione trovata e cosa i mezzi di comunicazione non dicono?

La situazione che abbiamo trovato è avvilente. Donne, vedove soprattutto, che vivono con figli loro e altri che hanno perso entrambi i genitori in alloggi precari e assistite quasi esclusivamente da fondazioni arabe. Decisamente peggiore e drammatica la situazione di Aleppo e dei suoi abitanti di cui ho avuto informazioni da un amico che ne era fuggito da pochi giorni. Se per mezzi di informazione si intendono quelli italiani la risposta è presto data visto che il silenzio degli stessi sulla questione in questi anni è stato a dir poco vergognoso. Basta guardare i canali televisivi europei e arabi che invece danno il giusto peso a questo dramma che è stato definito “la maggiore catastrofe umanitaria dopo la seconda guerra mondiale”. In Italia si continua a parlarne poco e in maniera assai approssimativa e questo non contribuisce certo al nostro lavoro. La cittadina di Aleppo è sotto assedio e i suoi abitanti sono bombardati quotidianamente dall’aviazione siriana e da quella russa con la complicità degli iraniani, ma in Italia nessuno sembra avere il coraggio di attribuire le responsabilità di queste stragi in maniera chiara e netta. Non avendo responsabilità politica né, tantomeno, affari con queste nazioni non ho nessun problema ad attribuire le loro colpe per le quali dovrebbero rispondere agli organismi internazionali preposti, vergognosamente silenti anch’essi da anni.

2) Il lavoro di We Are nelle ultime settimane. Chi e cosa avete svolto?

Io ed altri volontari siamo riamasti in Turchia 5 giorni a abbiamo provveduto a portare soprattutto cibo alle famiglie di cui si parlava in precedenza. Abbiamo poi accompagnato i bambini che vivono in questi orfanotrofi in un magazzino e abbiamo acquistato loro abbigliamento e scarpe mentre abbiamo portato dall’Italia, soprattutto, giocattoli e peluche che ci sono stati donati dai nostri sostenitori in previsione della missione. Abbiamo poi messo in cantiere alcuni progetti che riteniamo importanti per sostenere questi bambini nella loro crescita con un occhio particolare alla loro istruzione. Abbiamo anche individuato una persona di fiducia che vive a Kilis e chi ci potrà essere di grande aiuto nella realizzazione dei progetti in cantiere. A qualcuno potrà sembrare banale ma abbiamo passato anche molte ore a giocare con questi bambini che hanno ricambiato la nostra visita con un affetto che ci porteremo nel cuore per tutta la vita; al momento di rientrare non volevano lasciarci andare e la cosa ci ha commosso oltremodo.

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3) Quali sono le forze che agitano la Siria in questo momento?

Le stragi di civili tramite bombardamenti dal cielo sono effettuate soprattutto dal regime di Assad e dall’aviazione russa che hanno la responsabilità degli attacchi perpetrati a strutture ospedaliere delle quali in Italia si hanno notizie altalenanti e non certo approfondite. Altri complici sanguinari del regime sono gli Hezbollah iraniani che hanno responsabilità pari se non maggiori di quelle russe in quello che qualcuno sta iniziando a chiamare, giustamente a mio avviso, GENOCIDIO. Ci sono poi quelli che la nostra informazione continua a definire ribelli o terroristi ma che io amo chiamare resistenti siriani che da tanti, troppi anni continuano a lottare per liberare la loro patria e che, credimi, non molleranno mai fino a quando Assad non se ne andrà. Sono poi certo che tante altre nazioni abbiano ruoli strategici, ma nell’ombra, senza essersi schierate palesemente nel conflitto. Ci sono poi fazioni estremiste ed Isis di cui tanto si parla negli ultimi mesi senza che nessun osservatore si chieda a chi questa organizzazione terroristica, che mi rifiuto di chiamare Stato, abbia venduto petrolio e reperti archeologici, in questi anni, e da chi abbia comprato armi e logistica. Spero davvero che un domani emergano le vere responsabilità rispetto a questa situazione che non trovo per nulla risolta.

4) Molti accusano Assad di crimini contro l’umanità. Quali sono le colpe del dittatore siriano e che ruolo ha in ciò la Russia?

Molti ma ancora pochi. Le responsabilità di Assad dovrebbero essere condannate in maniera unanime da tutti gli stati democratici del mondo mentre invece assistiamo ad avvicinamenti sospetti al regime di Damasco da parte di nazioni europee e non solo e tra queste anche dell’Italia. Come portavoce di We Are Onlus ho chiesto conto alle nostre istituzioni di uno scambio di visite tra il capo dei servizi segreti siriani e nostri funzionari governativi avvenuti negli ultimi mesi senza, chiaramente, avere ottenuto risposta alcuna in barba alla trasparenza. Le responsabilità di Assad sono chiare e gravissime, ovvero, avere iniziato a sterminare il suo popolo che chiedeva trasparenza e rispetto dei diritti umani, che vengono negati loro da sempre. Questa repressione sanguinaria continua da anni e senza l’intervento criminale di Russia ed Iran sono certo che il regime risulterebbe già sconfitto da tempo. L’Iran è intervenuto per motivazioni di fanatismo religioso mentre la Russia per interessi geopolitici di supremazia territoriale ed economici.

5) Possono le ONG intervenire laddove la politica è assente?

In tutta franchezza devo rispondere che il ruolo di organizzazioni come la nostra sarebbero molto facilitate nel loro lavoro da una informazione corretta che renda edotti i cittadini su quanto sta accadendo realmente ai nostri fratelli siriani. Anche le istituzioni potrebbero essere più collaborative visto che la maggior parte dei nostri progetti li abbiamo realizzati in autonomia e solo occasionalmente con l’aiuto di qualche organizzazione generosa. Non ho difficoltà ad affermare che la politica ha preso le distanze in modo vergognoso dalla tragedia siriana e che nella nostra opera di informazione e di sostegno anche le istituzioni non ci sono certo di aiuto. Non mi si chieda il perché, non lo so e preferisco non saperlo neppure. Ormai, parlo per la associazione che presiedo, ho smesso di chiedere sostegno alle istituzioni perché lo considero tempo perso.

A cura di Domenico Letizia – pubblicato in data 18 Agosto 2016 per il Corriere di Caserta a cui esprimiamo gratitudine.

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