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We Are é contro ogni forma di violenza.

We Are rimane apolitica. E ritiene giusto dare voce alle persone che chiedono di poter dare il loro punto di vista. Alla é una wearina che sostiene We Are e We Are sostiene lei.

Alla fine del novembre 2013 il Presidente dell’Ucraina Viktor Yanucovic dopo la visita lampo in Russia e l’incontro con il Presidente Vladimir Putin rifiuta di firmare l’accordo dell’associazione con UE sul quale si è lavorato e del quale si è parlato da mesi. La gente scende in piazza, non per chiedere di entrare in EU ma perchè non vuole tornare sotto l’ala sempre più forte della Russia di Putin, perchè alla maggior parte del popolo sono più vicini ideali proclamati dai paesi europei e non dalla Russia – la democrazia, i diritti umani …

10 giorni dall’inizio della protesta pacifica, una notte i studenti che protestavano in piazza pacificamente vengono aggrediti e picchiati dalle forze del ordine. L’accordo con UE passa non in secondo ma in decimo piano, il regime fa vedere la sua vera faccia – vengono picchiati brutalmente, sequestrati e torturati i giornalisti, gli attivisti, i protestanti. I leader dell’opposizione fanno i comizi in piazza strapiena di gente ogni domenica ma non riescono a concludere niente dal punto della soluzione della crisi politica, perché ci vuole la buona volontà del parlamento, la maggioranza dei deputati controllata dagli oligarchi e dal presidente non ha il coraggio di votare le leggi che potrebbero fermare il conflitto.

I leader europei e americani fanno le dichiarazioni di circostanza, qualcuno viene a Kyiv per mediare tra i politici al potere e l’opposizione senza arrivare alla soluzione concreta, tutto questo in una situazione economica disastrosa, le casse dello stato sono svuotate dopo gli anni di corruzione, tutto è finito all’estero, negli off shore e nei palazzoni costruiti dagli uomini del cerchio magico di Yanucovic, non ci sono più i soldi per pagare le pensioni (già misere, della maggioranza di popolazione – intorno ai 100 euro) e gli stipendi ( intorno ai 200 euro), Putin promette qualche miliardo di credito, ma prima Yanucovic deve usare “la mano dura”, pulire la piazza, praticamente fermare le proteste ad ogni costo e rafforzare ancora il regime. I protestanti capiscono che non possono mollare per tanti motivi, in molti ci sono pronti a morire ma non smettere di manifestare, non vogliono più vivere nel paese dove regna la corruzione, l’ingiustizia giudiziaria e sociale.

L’opposizione annuncia per il 18 febbraio la marcia pacifica dalla piazza Maidan fino al parlamento, per chiedere la soluzione legale del conflitto, che diventa una trappola per i protestanti. La gente viene picchiata brutalmente, qualcuno ucciso, qualcuno viene rapito e i corpi torturati si trovano nei giorni successivi . Il 18, il 19 e il 20 febbraio diventano i giorni cruciali della protesta, la piazza maidan viene circonda dalle forze del regime i protestanti si difendono bruciando le gomme e buttando i molotov.

La mattina del 20 febbraio entrano in azione i cecchini uccidendo decine di dimostranti, tantissimi giovani … Le diplomazie lavorano in questi giorni a Kyiv, si arriva a un accordo che però non viene firmato dal rappresentante del governo russo che deserta la mediazione. La mattina del 21 febbraio si viene a sapere che Yanucovic è scappato da Kyiv con alcuni dei suoi collaboratori, le milizie del regime scappano dalla capitale, il parlamento comincia a lavorare sulle leggi per uscire dalla crisi politica e economica, esce dal carcere Yulia Tymoshenko e si lavora sul nuovo governo che viene votato dal parlamento il 27 febbraio, gli ucraini finalmente cominciano a pensare al futuro del loro paese ma la mattina del 28 febbraio arriva la doccia fredda dalla Crimea – la penisola al sud del paese. Gli uomini armati senza i segni di riconoscimento bloccano le basi militari ucraine, gli aeroporti e il parlamento di Crimea dove in fretta e furia il parlamentare Aksyonov si autoproclama il nuovo premier della repubblica che insieme con speaker del parlamento Konstantinov viene “radiocomandato” da Mosca. Il 6 marzo viene proclamato il Referendum che si terra il 16 marzo per stabilire se i cittadini della penisola vogliono rimanere nello stato ucraino o far parte della Russia. Il governo ucraino dichiara il Referendum illegale (secondo la costituzione ucraina il referendum può essere solo nazionale non regionale) e dice che i suoi risultati non verranno riconosciuti.

[continua?]

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